Il nostro è sempre un ritrovarsi, quasi per caso. Questa volta in un angolo di far west che se fossimo in Texas si chiamerebbe “Big Year Castle”, invece qui è Castello d’Annone. Filetto di manzo “succulento” (è scritto proprio così nel menù) e trancio di vitello marinato nelle spezie Mex, anche in un wild saloon si può bere vino (buono): per me un calice di Barbera di Vinchio-Vaglio Serra (scoprite qui la cantina) e per Giulio una birra. Parliamo di un libro – “Cento giorni di felicità”, di Fausto Brizzi – che lui ha già letto e che io vorrei leggere: “Ma non voglio intristirmi, Giulio”. “Ma no, fidati: non è triste, lui alla fine muore”, però nel frattempo scopre cos’è la felicità, in 100 giorni e forse in 100 piccole cose (alla fine è il senso pure di 365brindisi). Allora io dico che se avessi solo più 100 giorni da vivere, un momento come questo lo includerei nella lista delle felicità.
Partecipanti, 2: io e Giulio Morra (amico e fotografo, di anime oltre che di cronaca per La Stampa)
Un brindisi per… “l’autunno, che poi alla fine è una primavera, perché è la stagione che permette di rinascere: se le foglie non cadessero mai, i germogli non potrebbero (s)puntare”.