L’insegna sopra la porta è rimasta quella di una volta: “Latteria”. Ma in realtà è un bar, anzi è “Da Oscar”, una categoria a parte, il locale alessandrino che più di tutti si avvicina alle piole torinesi, quei covi da briscola, dialetto, vino della casa, senso di famigliarità, porta sempre aperta, specchi e scaffale con le antiche bottiglie. E un patchwork di clienti. Dietro il bancone, c’è l’emiliano Oscar appunto, un’istituzione, poche parole, tanto lavoro. Gli assaggi sono magie culinarie che hanno sempre una storia, come le aringhe, o i prosciutti di Modena. E il vino è servito “nel bicchiere da colazione”, dice lui, “da osteria”, dico io: pieno fino all’orlo. Il brindisi è in piedi, volante, allegro, con “chi c’è c’è” e si è sempre in tanti. Per me Barbera d’Asti Blina di Agostino Pavia (eccola qui), ideale da abbinare ai “multi-stuzzichini” casalinghi di Oscar, per Giorgio (Barak) un leggendario, e torinesissimo, Punt e Mes Carpano (qui la sua storia tutta da leggere).
Partecipanti, tanti ma questo brindisi è condiviso in 2: io, e Giorgio (Barak) Baracco, l’amico che mi ha fatto scoprire il locale.
Il brindisi è… “ai cani”, e a “Spongy”, (perché no?) ci sta anche per loro, e i motivi sono tanti (essere reduce da un reportage sui cani da pastore maremmani abruzzesi, ad esempio, o essere fan di Spongy, il cane amico di Barak). Io aggiungo un brindisi a “Oscar, e alle piole che resistono, come queste che sono un pezzo di Storia”.