I brindisi con Pseudo sai come iniziano e non sai come e quando finiscono, come quella volta che davanti a vino e stuzzichini, senza mai esserci visti prima, lui esordì così: “Ma tu sei mia cugina, lo sai?”. Non lo sapevo, ma era vero. L’abbiamo appurato ricostruendo l’albero genealogico nell’arco di surreali aperitivi e avventure da… prima pagina (qualche mia bella notizia da copertina è merito suo, in effetti). Comunque alla fine siamo cugini di terzo, o quarto grado, quindi “Pseudo” cugini. La scelta del vino è sua, un rosso dall’etichetta azzurra: Rossese di Dolceacqua Ka Mancinè (Ecco qualche info in più). Mai assaggiato prima (e mi piace), ma con Pseudo agli “unicum” ci sono abituata. Dicono che il Dolceacqua (prodotto nel ponente ligure) fosse il vino festivo della flotta di Andrea Doria. Ne faccio una metafora di vita: è tempo di salpare, vento in poppa, sguardo avanti. Prosit propiziatorio fatto.
Partecipanti, 2: io e (Pseudo) cugino Gigi.
Il brindisi nasce da un dialogo assurdo: “Pseudo, brindiamo a qualcosa, ma non adesso, a fine serata”. E Pseudo: “Allora un brindisi.. alla Fine Serata“. Io aggiungo “alle barche che osano lasciare il molo e andarsene in mare aperto, anche se c’è tempesta”.