Fate questa prova: entrate in un qualsiasi ristorante/trattoria/bar/osteria di Asti e chiedete del vino rosso della casa, sfuso. Nel 99% dei casi vi porteranno Barbera d’Asti di Vinchio Vaglio Serra. Funziona come l'”argomento a piacere“, sei sicuro che non sbagli. In questo caso ne beviamo un quartino, fa 13°, è una Barbera giovane, asciutta, di ottima struttura: ribadisco, è perfetta con la farinata, ma anche con la pizza (se volete digerire una Margherita evitate la birra: lieviti con lieviti fanno un effetto mongolfiera garantito, meglio un rosé o un rosso, appunto). Siamo ai margini della città, via anonima e in salita, “come vi ero arrivato chissà” (cantava, ma a proposito del Tennessee, Franco Battiato, tra l’altro visto in concerto proprio ad Asti). Noi ci siamo finiti per caso, dopo i titoli di coda de “La Tenerezza” di Gianni Amelio, in un cinema da oratorio, di quelli dove non riesci a toglierti il cappotto tanto fa freddo, con le mentine e i Kinder Bueno alla cassa e alle pareti le foto dei saggi di fine anno e di serate astigiane con Bruno Gambarotta e Giorgio Conte (il fratello del più noto Paolo). E’ uno di quei cinema da pomeriggio, fuori il cortile che immagini gremito di scout in altre ore, e poi la pizzeria/bar/ristorante/trattoria/osteria “Da Sergio”, dove tutti sanno chi è Sergio. Io no. Realismo e periferia. Decidiamo che ci fa tenerezza, appunto.
Partecipanti, 2: io e persona anonima.
Un brindisi alla “Tenerezza” quindi e, più ancora, a chi riesce a non scambiarla per debolezza e osa esserlo, tenero. Dote assai rara, preziosa e potente, specie in un momento in cui ci fanno credere (scioccamente) invece che sia premiante ostentare durezza e machismo.